Se queste mura potessero parlare, 2021
Installazione luminosa con codice morse
Progetto site-specific per Apulia Land Art Festival 2021
Casa Rossa – Alberobello
a cura di Giuseppe Capparelli
SPÜREN / DER TRAUM / AZZURRA / FELICITÀ / SETTANTA VOLTE SETTE PIÙ UNA / CULLA ALLE ORTICHE / E ALABASTRO / CENTOCINQUANTA SIGNORINE / E UNA SOLA PORTA / PER DIVIDERE IL NULLA
L’intervento artistico che Iginio De Luca ha pensato e prodotto per Casa Rossa ad Alberobello è il risultato delle ricerche e delle indagini che l’artista ha compiuto durante i giorni di residenza artistica per Apulia Land Art 2021.
De Luca è partito dalla volontà di “donare voce e luce alla Casa, affidare a lei, come soggetto pensante e sensibile, la possibilità di parlare e comunicare all’esterno” modificando di fatto la percezione visiva ed emotiva che si ha dell’edificio, ormai storicizzato.
Il processo analitico messo in atto ha permesso di contestualizzare i segni e le parole che sono emersi dal confronto diretto con la comunità alberobellese. Le persone coinvolte hanno condiviso con l’artista i propri pensieri più intimi dedicati alla Casa; le singole esperienze vissute durante gli anni di attività della stessa; le proprie confidenze e i sentimenti più nascosti, anche di contrasto, dalla quale è emerso un profilo identitario unico, profondo e fortemente emozionale. Il risultato di questa azione ha reso possibile, quindi, un ribaltamento semantico, un transfert, nel quale la casa prende vita, attraverso vibrazioni luminose, come un cuore pulsante che brilla nel buio.
Questa antropizzazione ha permesso l’edificazione simbolica di un’architettura parlante, nella quale l’artista ha filtrato la carica emozionale dei soggetti coinvolti nella sua personale ricerca, fondendo così linguaggio gestuale e testo architettonico in un unico messaggio visivo da contemplare in maniera intima e silenziosa. Questa installazione radica la sua genesi nell’infanzia di De Luca, quando già da bambino sperimentava l’uso delle luci come codice di trasmissione di messaggi, un chiaro rimando a Libero de Libero. Il contatto con la Casa gli ha permesso di concretizzare questa sua antica riflessione e di creare una continuità narrativa fra la sua interiorità e la sfera intima dei partecipanti.
L’artista, attraverso l’uso totemico e catartico del pensiero tradotto in parola, ha creato un collage verbale o poetico-visivo in totale aderenza con le ricerche portate avanti già in ambito neoavanguardistico dalle correnti artistico-letterarie del Gruppo 63 e del Gruppo 70, cioè di quella “Cultura del neo ideogramma” che Lamberto Pignotti ha stigmatizzato nella formulazione dell’ipotesi “di una ‘poesia tecnologica’, capace cioè di avvalersi dei temi, delle tecniche e dei linguaggi della comunicazione di massa per farsi interprete dei profondi cambiamenti intervenuti all’interno della società”. Questi gruppi, a loro volta, riprendevano e sviluppavano le loro ricerche sulle teorie fondanti dei movimenti Dada e Surrealista. La cultura nonsense Dada sulla casualità illogica, sperimentata negli anni Venti a Zurigo da Tristan Tzara, o l’invenzione, in ambito surrealista, dei Poèmes-objet di André Breton hanno permesso lo sviluppo, negli anni a venire, di ricerche verbo visive aventi come oggetto una posizione di forte contestazione critica del sistema culturale, agevolando quell’intreccio fra Arte e Cultura che è anche la cifra stilistica di Iginio De Luca. L’uso di una semantica realistica, che fonda le sue basi sull’uso della parola, intesa come codice linguistico della collettività, si qualifica come riflesso indiscusso dell’identità sociale in un rapporto reciproco di equilibrio tra segno verbale e segno visivo. La ricerca di De Luca si inserisce pienamente fra le pieghe della Poesia Visiva, che ha visto protagonisti artisti di prim’ordine come Ketty La Rocca e Mirella Bentivoglio, nei cui lavori l’intento principale era di irrompere nella materia prima del linguaggio, scomponendolo e ricomponendolo a livello visivo e sonoro, con un ribaltamento di senso che rimetteva in discussione le convenzioni stesse del codice linguistico.
Esaltando il suono e il fonema non solo con l’uso della voce, ma anche con strumentazioni tecnologiche, la parola pronunciata viene utilizzata come formula magica che investe l’oggettualità dell’opera di valore estetico.
Questo tentativo di connotare in senso estetico la vita sociale corrisponde all’esigenza stringente di adeguamento e condivisione di valori puri alle istanze culturali e collettive.
La Frase tradotta in codice morse
SPÜREN in tedesco vuol dire percepire, sentire con tutti i sensi, i colori, gli odori i suoni; è
l’equivalente di feeling in inglese.
DER TRAUM in tedesco vuol dire il sogno.
AZZURRA è il nome della televisione che aveva la sede all’interno della Casa Rossa.
FELICITÀ è il titolo del Valzer rondò che scrisse Charles Abeles nel 1941 dedicato al suo padrino Francesco Nardone.
SETTANTA VOLTE SETTE PIÙ UNA è la frase che mi ha raccontato un ex educatore della Casa Rossa riguardo lo spirito cristiano del perdono da adottare anche con i ragazzi ospitati nella Casa. Il “più uno” lo incise un ragazzo su un banco volendo segnalare che anche lui doveva essere perdonato una volta in più, avendo avuto una mamma prostituta e un padre in galera.
CULLA ALLE ORTICHE frase detta da un alberobellese che da ragazzo andava nelle colonie estive, ospite della Casa Rossa. Per lui adesso la Casa è una culla buttata alle ortiche.
ALABASTRO vicino alla Casa ci sono cave di alabastro che servivano per realizzare oggetti e
sculture sacre per il Vaticano.
CENTOCINQUANTA SIGNORINE erano tutte le donne ospitate nella Casa, prostitute, indossatrici, attrici, collaborazioniste.
UNA SOLA PORTA è l’architettura del trullo, un solo accesso dove si entra e si esce.
DIVIDERE IL NULLA indica la metafora verbale per esprimere la massima povertà della gente di Alberobello nella storia, povertà che era anche all’interno della Casa Rossa.
Grazie a tutte le persone incontrate che mi hanno donato emozioni e parole:
Mauro Corbascio; Salvatore Cuntuzzi; Maria Giovanna De Leonardis; Gianfelice De Molfetta;
Romeo Di Bari; Antonietta D’Oria; Palmina Gentile; Sante Gigante; Giovanni Lacirignola; Agostina Lisi; Michele Longo; Lorenzo Maiale; Vito Piepoli; Alessandra Turi.
Se queste mura potessero parlare, 2021
Light installation with Morse code
Site-specific project for the Apulia Land Art Festival 2021
Casa Rossa – Alberobello
Curated by Giuseppe Capparelli
Iginio De Luca has developed an artistic intervention for Casa Rossa in Alberobello, influenced by his artistic residency for Apulia Land Art 2021. The artist aimed to give voice and light to the house, allowing it to communicate with the outside world and altering the perception of the historicized building. The conducted research and investigations led to contextualizing the signs and words that emerged from direct interaction with the local community, creating a unique and emotionally charged identity profile. The result is a semantic reversal in which the house comes to life with luminous vibrations, becoming a pulsating heart in the dark. This anthropomorphism allowed the creation of a speaking architecture that blends gestural language and architectural text into a visually contemplative message. The installation traces its origins to De Luca’s childhood, where he experimented with using lights as a code for message transmission. The artist employs a totemic and cathartic thought, creating a poetic-visual collage in harmony with the neo-avant-garde currents of Gruppo 63 and Gruppo 70. De Luca’s research aligns with Visual Poetry, with a specific focus on the relationship between verbal and visual signs, following the traditions of surrealism and Dada. His aesthetic exploration of social life responds to the urgent need for adaptation and sharing of pure values with cultural and collective demands.
The translated text into Morse code:
SPÜREN (perceive, feel with all senses, colors, smells, sounds) in German.
DER TRAUM (the dream) in German.
AZZURRA is the name of the television that had its headquarters inside Casa Rossa.
FELICITÀ (happiness) is the title of the waltz rondo written by Charles Abeles in 1941 dedicated to his godfather Francesco Nardone.
SEVENTY TIMES SEVEN PLUS ONE is the phrase told to me by a former educator of Casa Rossa regarding the Christian spirit of forgiveness to be adopted even with the boys hosted in the house. The “plus one” was engraved by a boy on a desk, wanting to indicate that he too should be forgiven one more time, having had a prostitute mother and a father in prison.
CRADLE TO THE NETTLES, a phrase said by an Alberobello resident who as a boy used to go to summer camps, a guest of Casa Rossa. For him, now the house is a cradle thrown to the nettles.
ALABASTER, near Casa Rossa there are alabaster quarries that were used to make sculptures and sacred objects for the Vatican.
ONE HUNDRED FIFTY YOUNG LADIES were all the women hosted in Casa Rossa, prostitutes, models, actresses, collaborators.
A SINGLE DOOR is the architecture of the trullo, a single entrance where you enter and exit.
DIVIDE NOTHING indicates the verbal metaphor to express the utmost poverty of the people of Alberobello in history, poverty that was also inside Casa Rossa.
Thanks to all the people I met who gave me emotions and words: Mauro Corbascio; Salvatore Cuntuzzi; Maria Giovanna De Leonardis; Gianfelice De Molfetta; Romeo Di Bari; Antonietta D’Oria; Palmina Gentile; Sante Gigante; Giovanni Lacirignola; Agostina Lisi; Michele Longo; Lorenzo Maiale; Vito Piepoli; Alessandra Turi.