Le voci di dentro, 2020
Performance sonora e residenza
Progetto per Atelier d’artista, Live Museum Live Change, Mercati di Traiano, Roma
A cura di Francesca Guida
Predisporsi all’ascolto, sintonizzarsi sulla memoria di un luogo e attualizzare un incontro.
Il senso poetico e concettuale del mio progetto è in queste azioni che contemplano un rapporto intimo con lo spazio, un contatto alternativo che si sottrae alla vista per generare linguaggi evocativi che negano l’apparenza.
Custode di reperti archeologici, la nicchia sottostante il Mercato è diventato il mio studio di registrazione. Lo sfregamento epidermico e caldo delle mani con le superfici aspre, levigate e corrose di questi frammenti, è stato il pretesto tattile per creare un archivio sonoro che ha identificato acusticamente ogni blocco di marmo, catalogando in modo immateriale queste presenze storiche. Un vocabolario illogico di voci sommesse, un bisbigliare incomprensibile di frasi, un dialogo surreale tra pietre parlanti che rivendicano la loro anima e ne reclamano ancora la vita.
Microfoni altamente sensibili, cuffie, amplificatori, casse audio e mixer sono stati gli strumenti tecnici che hanno accolto in modo capillare e fedele tutte le sfumature acustiche prodotte dalla performance. I suoni generati, montati e organizzati come un flusso naturale di eventi, abitano lo stesso spazio servito a crearli in un’installazione suggestiva e coinvolgente.
The voice within, 2020
Sound performance and residence
Project for the Atelier d’artista, Live Museum Live Change, Mercati di Traiano, Rome
Curated by Francesca Guida
To be ready to listen, to tune in the memory of a place and actualise a meeting.
The conceptual and poetical meaning of my project can be found in these actions that contemplate an intimate relationship with the space, an alternative way of being in contact that is taken away out of sight to generate evocative languages, negating the appearance.
Guardians of archaeological artefacts, the niche underneath the Market has become my recording studio. The rubbing of the hot hand’ skin against the harsh, levigate and eroded surface has originated my interest in creating a sound archive that has identified through sound every block of marble, archiving them under immaterial criteria this historical presence. An illogic vocabolary of subdued voice, an imcomprehensible wispering of sentens, a surreal conversation between talking rocks that claim their soul and life.
Highly sensitive microphones, headphones, amplifiers, speakers and mixers were the pieces of equipment that recorded in a detailed and devoted way all the nuances of sounds produced by the performance. The sounds generated, edited and organised like a natural flow of events live in the same space that I have used to create them in an engaging and evocative installation.