Tanto domani piove, 2022
audio mp3, durata: 1’01’’
Negli anni ’70, il 21 agosto a Campodimele si comprava ritualmente la “Desiree” Algida, la torta gelato con la graniglia di nocciola e la fetta di ananas al centro e, sotto la pioggia sconfortante di fine estate, io e la mia famiglia cercavamo asilo da qualche parente per la condivisione e il festeggiamento del mio compleanno. L’assenza di zie e cugini dopo insistite ricerche e la torta che si squaglia dentro la 500 targata Latina, marchiano di mortificazione meteorologica la mia memoria infantile. A confermare sadicamente questo piccolo trauma, interveniva mio fratello più grande che, la sera prima, favoriva la débâcle annuale, intonando una nenia canzonatoria e malaugurante: “tanto domani piove, tanto domani piove”. Oggi, dopo circa 50 anni, ho estratto dei suoni scuotendo la storica tabella metallica che riporta stampata, tra i vari gelati, anche la Desiree, la torta del trauma. L’audio prodotto mi ha rievocato inaspettatamente la genesi di un temporale, scrosci d’acqua, fulmini acidi e venti improvvisi, metafore acustiche di agitazioni infantili, sociali e politiche che fremevano in quegli anni. Come in un rito sciamanico, un cerchio biografico si chiude, l’anniversario ferito diventa pretesto sonoro che esorcizza il malessere e riscatta il dispiacere passato.
Tanto domani piove, 2022
audio mp3, duration: 1’01’’
In the ’70s, on August 21st in Campodimele, it was a ritual to buy the “Desiree” by Algida, the ice cream cake with hazelnut sprinkles and a slice of pineapple in the center. Under the disheartening late summer rain, my family and I sought refuge from some relatives to share and celebrate my birthday. The absence of aunts and cousins, despite persistent searches, and the cake melting inside the Latina-registered Fiat 500, marked my childhood memory with meteorological mortification. To sadistically confirm this small trauma, my older brother intervened, favoring the annual debacle the night before by singing a mocking and ominous tune: “tomorrow it will rain so much, tomorrow it will rain so much.” Today, after about 50 years, I extracted sounds by shaking the historic metal sign that bears the imprint, among various ice creams, of the Desiree, the cake of the trauma. The produced audio unexpectedly evoked the genesis of a storm, with pouring rain, acidic lightning, and sudden winds, acoustic metaphors of childhood, social, and political upheavals that vibrated in those years. Like in a shamanic ritual, a biographical circle closes, the wounded anniversary becomes a sonic pretext that exorcises discomfort and redeems past sorrow.